L'iniziativa è curata dalla Pro Loco "Ligea" e dal fattivo impulso di collaborazione di Cesare Mulè, presidente dell'A.P.T, di Catanzaro, allo scopo precipuo di far conoscere uno dei riti folklorici che maggiormente connotano la Settimana Santa in Calabria.
Finalmente è stato allestito un museo sul tema dove trovano collocazione gli strumenti usati dal flagellante adeguatamente commentati anche mediante ampia documentazione fotografica. In un angolo della sala è stato ricostruito il "catuojo" (dal gr. Katà Oikia; lett. sotto la casa), ambiente domestico nel pianoterra caratteristico del tessuto urbano medievale e cuore delle relazioni familiari e sociali, ove il "vattiente" con sapienza antica si prepara ad adempiere, esternandolo pubblicamente, il suo voto. Il visitatore avrà l'impressione di condividere il pathos e l'atmosfera mistica dei momenti precedenti la fase in cui "Uomini - come dice il prof. Ernesto Pontieri - adempiono il voto e praticano la devozione mossi dall'intento di castigare la carne ed unirsi spiritualmente a Cristo nelle sofferenze che precedettero la sua morte".
La loro origine è controversa: essi hanno origine medievale dalle pratiche ascetiche di mortificazione caratteristiche delle confraternite del XIII sec. oppure sopravvivono dalla notte dei tempi, seppur riadattati in chiave cristiana, riti mistico-orgiastici pagani legati al mito della Magna Mater ed al culto di Attis/ Adone?
In un'altra stanza sono conservati un antico telaio in legno, retaggio della splendida arte serica praticata anche in Nocera, un antico aratro in legno ed altri oggetti, oramai scomparsi dall'uso comune, ma vivi testimoni di antichi mestieri.
In una vetrinetta sono raccolti alcuni tra i più significativi reperti archeologici rinvenuti nell'agro nocerese a testimonianza delle sue antiche origini fin dal paleolitico inferiore; funziona anche un centro culturale e di lettura dotato di numerosi titoli.
L'intento del museo è di spiegare e consegnare le memorie del popolo nocerese, quale retaggio d'amore, alle genti di età avanzata affinché possano continuare ad esser raccontate le favole di antichi tempi: ed è sussidio di documentazione della pietà religiosa calabrese nel più drammatico evento legato alla Pasqua.