La storia del Castello
Il castello di Santa Severina è
posto sulla parte più alta dello sperone roccioso che delimita in modo naturale, con i
suoi dirupi, l'antica cittadina. Sul luogo permangono le tracce d'antiche frequentazioni
insediative di carattere rupestre scomparse nel corso del tempo e sostituite da strutture
in muratura.
Il castello occupa gran parte dell'area di sedime dell'antico Kastron Bizantino,
nel quale coesistevano fabbriche ecclessiali e strutture militari, delimitate da un unico
recinto protetto da fossati e dirupi. Al periodo bizantino risalgono gli avanzi della
chiesa con pareti affrescate, la necropoli e alcuni tratti di strutture militari, quali la
muraglia di sbarramento e la cisterna semiipogea attigua alla torre tonda di sud-ovest.
I Normanni, che subentrarono ai Bizantini sul finire del secolo XI, costruirono sullo
stesso luogo il loro castello e ciò comportò, inevitabilmente, la distruzione delle
preesistenze architettoniche elevate all'interno dell'antico Kastron.
Il castello, nella prima metà del secolo XIII, fu poi, riadattato per volontà di
Federico II di Svevia, sebbene le tracce del suo restauro risultino, in gran parte, andate
perdute a seguito degli ammodernamenti successivi.
Le strutture perimetrali del mastio, che rappresenta la parte più appariscente
dell'antico maniero, fu costruito sotto la dominazione angioina: le difese merlate
aggettanti dei torrioni circolari posti agli angoli e le difese merlate delle cortine,
dotate d'arcaici punti di sparo, evidenziano l'età di costruzione della fabbrica.
Sotto il dominio degli Aragonesi, il castello non subì ammodernamenti, anche se furono
introdotti alcuni rilevanti punti di sparo nei torrioni circolari posti agli angoli del
mastio.
I primi importanti lavori d'ammodernamento alla fortezza furono realizzati da Andrea I
Carrafa, conte di S. Severina (1496-1526): sotto il dominio del vecchio Conte si
costruirono le porte della città, le relative mura di difesa, i rivellini meridionali,
tre baluardi, due fronti difensivi e la residenza feudale.
Galeotto Carrafa (1527-1556), che subentrò allo zio, ammodernò il fortilizio,
continuando in parte l'opera del predecessore. Nel perseguire gli stessi scopi, Galeotto
impiantò un nuovo impianto fortificato ed elevò la maggior parte delle strutture, che
ancora oggi costituiscono la fortezza racchiusa nel primo perimetro.
Andrea II Carrafa (1557-1569), figlio di Galeotto, completò le strutture summitali del
fronte bastionato del Campo e costruì le fabbriche del fronte meridionale.
Vespasiano Carrafa (1569-1599), figlio di Andrea II, impiantò senza completarle, le
strutture del rivellino dell'avamposto.
I Ruffo, che subentrarono ai Carrafa, apportarono nella fortezza, dal punto di vista
militare, qualche piccolo aggiustamento, senza però produrre opere meritevoli.
Agli Sculco prima e ai Greuthe poi, va il merito di avere ammodernato nel corso dei secoli
XVII e XVIII, la residenza feudale, ingentilendola, attraverso la costruzione di volte a
schifo, dipinte e decorate.
Dal 1806, anno della soppressione della feudalità, il castello fu incamerato dal Demanio
per poi essere venduto ai privati.
Nel 1905 fu acquistato dal Comune, che lo usò prima come sede di uffici pubblici, poi
come scuola.
Dal punto di vista storico-architettonico il Casello-fortezza di S. Severina offre al
visitatore non solo il fascino che caratterizza questa tipologia di monumenti, ma anche un
vasto campionario di tipologie militari che riassumono, nell'insieme, gli archetipi
storici delle problematiche architettoniche castellane internazionali, nonché importanti
emergenze archeologiche e storico-artistiche, che documentano i tratti più significativi
delle civilizzazioni e delle dinastie europee, che regnarono su questi territori: dalla
caduta dell'Impero Romano d'Occidente all'unità d'Italia.
Il Piano Nobile
e
Il Decoro Pittorico
Particolare interesse riveste il
fastoso decoro che orna gli ambienti del punto nobile del castello.
L'intero ciclo pittorico è stato commissionato, alla metà del secolo XVIII, dalla
notabile famiglia feudale dei Gruther, promotori di una serie di opere di ristrutturazione
e di abbellimento dell'immobile. Le pitture sono state realizzate da Francesco Giordano,
un pittore presumibilmente calabrese, ancora poco conosciuto e la cui personalità
artistica è tutta da indagare. L'attività del Giordano è documentata in vari centri del
Marchesato di Crotone e in particolare S. Severina, Mesoraca e Petilia Policastro. Sarà
comunque proprio nel castello di S. Severina che l'artista raggiungerà gli esiti
pittorici più interessanti. Nel salone di rappresentanza si raffigura, nel medaglione
centrale, "Il Trionfo di casa Gruther", vera e propria apoteosi della famiglia
committente, e tutt'intorno si dispiega un ricco e magniloquente apparato decorativo
rococò.
Particolarmente interessanti le pitture della cappella in cui si rappresentano episodi
della vita di Cristo; nella stanza da letto la raffigurazione di Selene, dea della notte
ed ancora, nel boudoire le virtù del Principe.
L'intero complesso ornamentale, costruito da un variegato insieme di motivi e temi attinti
dal repertorio tardo barocco, costituisce uno dei più rilevanti esempi di decorazione di
residenze private in Calabria, in sintonia con quanto avveniva nel resto d'Europa.
L'intervento di restauro, complesso e laborioso, ha restituito leggibilità alle opere e
consente oggi di fruire appieno di un brano di pittura barocca.