Magna Grecia

Il nome Magna Grecia deriva dal greco Megale Hellás e significa in italiano Grande Grecia.

Questo nome, d'origine, assai incerta, è dato dal complesso delle poleis greche sorte sulle coste dell'Italia meridionale, per la maggior parte tra l'VIII e il VI secolo a.C., i cui abitanti erano detti Italioti. Nell'uso corrente esso è talvolta erroneamente espresso anche alle poleis elleniche della Sicilia. Per quanto sia probabilmente da escludere una vera e propria colonizzazione, le testimonianze dell'archeologia e della mitologia documentano l'esigenza indubbia di fitti rapporti tra queste regioni e la Grecia Micenea, verosimilmente di natura commerciale. Un effettivo e consistente numero di genti greche si ebbe, quindi, solo a partire dal VII sec. a.C. secondo la tradizione con la fondazione di Cuma in Campania da parte dei CALCIDESI ed ERITRESI che con gli ACHEI furono tra i più attivi nell'opera di colonizzazione (Reggio, Napoli, Metaponto, Caulonia, Poseidonia, ecc.), imitati in misura minore dai Locresi (Locri Epizefiri) e dagli spartani (Taranto, che a sua volta fondò Eraclea). Gruppi di esuli sull'Ionia si insediarono poi a Siri e a Elea; infine nel 444 a.C. per iniziativa dell'ateniese Pericle venne dedotta la colonia Panellenica di Turi, al posto della distrutta Sibari. Grazie al fertile entro terra, e gli intensi traffici commerciali lì sviluppatisi assai presto, le poleis Italiote raggiunsero precocemente una straordinaria floridezza economica ed elaborarono una splendida e originale civiltà, che, pur essendo essenzialmente greca, risentiva in notevole misura dell'isolamento della madre patria e delle influenze delle varie culture e si esprimeva perciò in forme caratteristiche nelle arti figurative, come nella letteratura, nella religione (orfismo), nella filosofia (pitagorismo e scuola eleatica). Italiota fu anche un famoso atleta greco il celebre Milone di Crotone. Una anfizionia (cioè rappresentante delle città greche riuniti per discutere degli interessi comuni) era il centro nel santuario di Era al Capo Lacinio, il quale dava una parvenza di unità alle poleis Italiote, le quali tuttavia con l'innato particolarismo greco furono più spesso in lotta tra loro. A differenza di quelle siceliote, si mantennero nel complesso estranee alle vicende politiche della madre patria. Fra le prime ad emergere furono Taranto e Sibari, che divenne anzi ben presto proverbiale per il suo lusso, ma che fu poi completamente distrutta dalla rivale Crotone la quale, a sua volta, cominciò a decadere poco dopo, così che alla fine del V secolo a. C. Taranto potè affermarsi incontrastata come la maggiore potenza della Magna Grecia. Allora cominciò a farsi sempre più grave la minaccia delle popolazioni indigene, Lucani, Bruzi, Messapi, Sanniti che, dall'interno premevano verso la costa, tra l'altro, trovarono un alleato ambizioso: il vecchio Dionisio di Siracusa, così che la lega Italiota fortemente contro di loro non ebbe risultati positivi. Per difendersi dai loro attacchi, Taranto ricorse allora all'aiuto con alterno successo di condottieri greci (Archidamo III di Sparta, Alessandro I, il milosso di Epiro), mentre le altre città facevano ricorso alla protezione romana. E Roma, dal canto suo nel giro di qualche decennio, impose ora pacificamente, ora con armi la propria egemonia, spezzando la potenza di Taranto, che invano era ricorsa all'alleanza con il re Epiro, Pirro II (guerra tarantina, 282 e 272 a.C.) soffocate quindi anche le ultime velleità dell'indipendenza suscitate dalla guerra annibaliaca, il dominio romano sulla Magna Grecia rimase incontrastato. Per le città Italiote cominciò così, sembra, un periodo di decadenza che però ovviamente non fu né ugualmente rapido né ugualmente grave per tutte e neppure monco di periodi di notevole ripresa, mentre dal punto di vista artistico e culturale oltre ad essere centri di diffusione dell'ellenismo nel mondo occidentale, esse esercitarono allora più che mai un influsso determinante su tutta la civiltà romana ed italica: quindi il complesso delle manifestazioni artistiche sviluppate nei centri della Magna Grecia costituisce l'arte Italiota.