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SIBARI

Nome antico: Sybaris, dalla fonte che aveva preso il nome da un mostro leggendario.

Sibari fu fondata nel 709 a.C. dagli Achei del Peloponneso settentrionale guidati dall'ecista Is di Elice, tra il fiume Crati e ilvedutapa.jpg (6855 byte) fiume Sibari (attuale Coscile). La colonizzazione non fu pacifica: si verificò presto un conflitto tra i coloni e le popolazioni indigene. Strabone attesta la ricchezza e la potenza di Sibari che estendeva il suo dominio su gran parte del territorio circostante. I Sibariti fondarono verso la metà del VII secolo a.C. le subcolonie di Laos, Scidro e Poseidonia. Sibari si alleò con Metaponto e Crotone contro la città di Siris che venne rasa al suolo nella metà del VI secolo a.C. La fertilità del territorio attraversato da numerosi corsi d'acqua, e la presenza di miniere di argento nel sottosuolo, contribuirono ad arricchire la città che sopravvisse per più di duecento anni. Nel 510 a.C. si ebbe la distruzione violenta della fiorente città da parte della città rivale di Crotone dopo 70 giorni di assedio.                                               Veduta derl Parco del Cavallo
I Crotoniani vollero far scomparire definitivamente la città e deviando il corso del fiume Crati la fecero sommergere dalle acque.

Lo scontro tra le due città fu dovuto quindi a motivi di interesse economico e commerciale. Il filosofo Pitagora inneggiò i Crotoniati alla guerra. I due eserciti si affrontarono sulle rive del fiume Traente: 100.000 Crotoniati, guidati dall'atleta Milone ebbero la meglio su 300.000 Sibariti. I superstiti si rifugiarono nell'entroterra e nelle subcolonie di Laos e Scidro.pianta.jpg (16787 byte)

Nel 444 a. C. la città rinacque come colonia ateniese, sul sito dell'antica Sibari, con il nome di Thourioi (Turi). La pianta della nuova città fu disegnata da Ippodamo di Mileto e divisa in sette grandi strade perpendicolari tra loro: quattro in un senso e tre nell'altro, i quartieri furono così disposti in maniera ordinata.

Tra i nuovi fondatori e gli abitanti Sibariti sorsero presto dei conflitti che determinarono infine la cacciata di questi ultimi.

La città di Turi durante le guerre annibaliche si schierò con Roma per tale motivo nel 203 a.C. fu saccheggiata dai Cartaginesi ed i suoi 3500 abitanti furono trasferiti a Crotone.                                   
   Sybaris. Topografia del luogo                            
Durante la  dominazione romana la città cambiò il suo nome assumendo quello di Copia.

Sibari, definita dagli scrittori del tempo la più grande città del mondo coloniale. L'immagine della città tramandataci dalle fonti è quella di una vera e propria metropoli antica.Sibari dominava 25 poleis e quattro diversi popoli; si estendeva per 500 ettari ed era difesa da una cinta muraria di 50 stadi (circa 9 km).

Famosa era la ricchezza del suolo e la raffinatezza dei suoi abitanti. Secondo Diodoro i soli uomini adulti raggiunsero nei periodi più floridi le 300.000 unità.

La città faceva onore alla sua fama, era una festa, un tripudio di colori. I cittadini indossavano chitoni figurati, ricchi, intessuti di fili d'oro e impreziositi da spille dorate; alcuni portavano abiti da parata con ampi mantelli di color zafferano. Anche i bambini vestivono abiti purpurei e la loro acconciatura dalle minute trecce era trattenuta da fermagli aurei. Ovunque una musica accompagnava il passo dei cavalli..

A Sibari si banchettava ad ogni ora e gli abitanti affermavano fieramente di non veder mai sorgere o calare il sole. Famosa era la "triphè", la dolce vita di Sibari. Le strade erano coperte per non permettere ai raggi del sole di entrare nelle case dei Sibariti e disturbare il loro dolce sonno.

La sua ricchezza era dovuta al fatto che le navi mercantili cariche di merci, provenienti dalla Grecia orientale e dirette in Etruria, facevano scalo a Sibari. I mercanti sibariti gestivano il trasporto delle mercanzie attraverso le vie di comunicazione interne che portavano in Italia centrale. Sibari viveva anche del commercio del legno e dei tessuti; circondata da una fertile pianura, produceva vini pregiati e olio.

Le molte ville magnogreche erano ampie con un cortile interno sul quale si affacciavano le finestre, con un portico, sala per banchetti, sale di rappresentanza, cucina e servizi igienici. Al piano superiore vi erano le camere da letto, gli appartamenti delle donne e le stanze per i servi.
 
"Esiste una tradizione eroica e leggendaria, secondo la quale fu un certo Sagari, figlio del locrese Aiace, a fondare Sibari. Il nome di Sagari potrebbe essere accostato a quello del fiume Sagra, sulle cui rive i Locresi inflissero ai Crotoniati una memorabile sconfitta.

Nacque poi erroneamente la tradizione di una colonizzazione locrese della città di Sibari, dovuta anche ad una leggenda che narrava di un mostro di nome Lamia o Sibari, che abitava sul monte Cirfi, nei pressi di Crisa, nella Focide, ai confini con la Locride.statuett.jpg (3995 byte)

Il mostro fui ucciso e nel punto in cui mori, una fonte scaturì dalla roccia: i Locresi diedero alla città che fondarono il nome di questa fonte. Rimane pura leggenda comunque la partecipazione dei Locresi alla colonizzazione di Sibari in età storica".

In Grecia gli stranieri, residenti nelle poleis, venivano chiamati meteci (coloro che abitano insieme), pagavano tasse speciali e non potevano possedere beni immobili. Erano dediti a quelle attività che venivano disprezzate dai Greci come il commercio e i lavori manuali. Il meteco nelle città magnogreche nei confronti degli stranieri erano più tolleranti.

La sala dove aveva luogo il banchetto era decorata con gusto esuberante, adornata con bende e corone e al centro vi era un grande mosaico pavimentale.

Gli ospiti venivano fatti accomodare su dei lettini (klinai). Poi ad un cenno del padrone aveva inizio il banchetto: i servi portavano i trapeza, tavolini bassi e leggeri, e li ponevano di fronte agli ospiti.                                                                                                                                         Statuetta. VI secolo

Veniva servito dapprima un aperitivo, una bevanda con vino, miele e cannella. Nella prima fase del banchetto, chiamata syndeipnon, venivano offerti cibi e vini stuzzicanti. In un secondo momento, detto symposion, aveva inizio il banchetto vero e proprio. I cibi già tagliati venivano posti sui trapeza; non vi erano posate tranne che per i passati di cereali, dove usavano il cucchiaio, si mangiava con le mani. Tutto intorno l'aria era profumata dal thyamiateron, l'incensiere. Il pasto era accompagnato da musiche e danze.

Le pietanze erano servite in piatti di terracotta; vi era una varietà dei cibi: salsicce, carne tritata e capretti tarantini, prelibatezze amate dai Sibariti, diversi tipi di pesce, crostacei di Minturno, e il tonno tarantino, seguiti da formaggi, pani dorati e tondi. Il kandaulos, tipico piatto magnogreco, era composto da carne bollita, briciole di pane, formaggio, anice e brodo grasso, ed era accompagnato da contorno di verdure e tuberi. Il cuoco che inventò tale pietanza ne ottenne per un anno il brevetto. I banchetti sembravano interminabile. I servi porgevano grandi ceste di frutta con fichi, miele, noci, pere, mandorle, melograni, ciambelline di miele e sesamo. Il tutto era innaffiato da preziosi vini: il vino di Sorrento, il vino Amineo della terra di Sibari e il vino Falerno di Capua, che erano serviti in coppe d'argento.

Alla fine del pasto veniva portato il plakous, dolce dalle grandi proporzioni, dalla forma tonda, ottenuto impastando insieme farina, noci, pistacchi e datteri, e il pyramis, dolce più piccolo fatto di frumento, miele e sesamo. La colazione del mattino, alla greca, era composta da un po’ di vino allungato con acqua e qualche galletta.
Per ordine del governo sibarita i galli non potevano stare all'interno della città.

EVIDENZE ARCHEOLOGICHE

Comune: Cassano lonio
Provincia: Cosenza
Localizzazione storico - geografica: Sibari fu fondata verso il 720 a.C. nell'area circostante il fiume Crati, da coloni achei guidati da un ecista di nome Is.
Resti archeologici:
Località Parco del Cavallo
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Nel sito è emerso il tracciato viario che risalirebbe al periodo della fondazione di Turi.
- Resti di un teatro romano (100 a.C.- 50 d.C.), nelle cui vicinanze sono stati recuperati frammenti architettonici, sculture metopali e blocchi di un fregio scolpito nella seconda metà del VI sec. a.C. E' stata inoltre scavata una fondazione in blocchi di età arcaica, forse pertinente ad un edificio sacro, si pensa che si tratti di un primitivo luogo di culto che era situato fuori dall'abitato di Sibari. La storia dell'area dove sorse il teatro è complessa. Inizialmente fu occupata da eleganti abitazioni con pavimenti musivi (100 a.C. circa) in seguito (50 a.C.) fu costruito un emiciclo con due colonnati, di cui uno semicircolare, l'altro delimitava un'area porticata. Nel 50 d.C. fu innalzato il teatro.
- Impianti di abitazioni private (I-VI secolo d.C.) che presentano piante e disposizione simili:
cortile, con al centro un pozzo, circondato da vani con pareti intonacate e con pavimenti decorati a mosaici.
- Resti di un edificio termale del I sec. d.C.
- Resti della cinta muraria.
- Necropoli romana.
                                                                                                                                                        Parco del Cavallo
Località Casa Bianca
                                                        
- Resti di torre circolare e piattaforma basolata del IV secolo a.C. Probabilmente si tratta di uno scalo di alaggio, cioè un posto sulla spiaggia su cui tirare a secco le navi per le riparazioni.
- Resti di un muro di opera cementizia (III sec. d.C.)
- Resti di recinti rettangolari con funzioni funerarie.

Castiglioni di Paludi
- Imponente cinta muraria in blocchi della 2° metà del IV sec. a.C., con porta aperta sul lato orientale e preceduta da torri circolari. All'esterno della porta si trovava un luogo di culto, dove gli scavi archeologici hanno restituito abbondante materiale votivo databile al IV sec. a.C. La cinta muraria delimita un'area molto vasta occupata da resti di abitazioni e di un edificio pubblico, dove si riconosce la cavea di un teatro scavata nella roccia. Castiglioni di Paludi è il migliore esempio fino ad oggi noto di città fortificata, fornita di edifici pubblici, impianti idrici e di un luogo di culto situato presso la porta a protezione della città, secondo un uso ben attestato nel mondo greco.

Spazio espositivo: Museo Archeologico delta Sibaritide (località Casa Bianca).
Orari visita: 9.00 - 18.30. L'area archeologica dista 1 km dal museo.
Ufficio Turistico: delegazione municipale di Sibari, via centro servizi.
Agenzia Sìbaris Tour, organizza escursioni per gruppi.
Mezzi di trasporto: linea ferroviaria, Bari - Taranto - Sibari.
Il museo dista circa 6 km dalla stazione.

BROGLIO
EVIDENZE ARCHEOLOGICHE

Comune: Trebisacce
Provincia: Cosenza

Localizzazione storico - geografica: altopiano strutturato su una serie di terrazzi marini molto frastagliati, a est della piana di Sibari. Presenta un insediamento protostorico evolutosi dalla media età del bronzo alla prima età del ferro (1700 - 700 a.C.) e poi abbandonato in seguito alla fondazione della colonia di Sibari. Nel VII - VI sec. a.C. il sito è stato sede di molte attività di culto. In età ellenistica - romana l'area del pianoro inferiore venne occupata da una fattoria e il sito deve il suo sviluppo ad una intensa e ininterrotta successione delle attività agricole fino ai nostri giorni.

Resti archeologici:
- Strutture di abitazioni dell'età del bronzo.
- Muro di fortificazione dell'acropoli, fronteggiato da un fossato.
- Magazzini con grandi pithoi destinati alla conservazione dell'olio.

Area archeologica in allestimento.
Non ci sono mezzi di trasporto che conducono al sito archeologico.

TIMPONE DELLA MOTTA
EVIDENZE ARCHEOLOGICHE

Comune: Francavilla marittima
Provincia:
Cosenza

Localizzazione storico - geografica: collina delimitata da strapiombi dominante la piana di Sibari. Fu abitata da popolazioni indigene prima dell'arrivo degli Achei nella Sibaritide nel VII sec. a.C. Dopo la distruzione di Sibari nel 510 a.C. da parte di Crotone, anche la Motta subi un declino, per poi riprendersi dopo la fondazione della città panellenica di Thourioi (metà V sec. a.C.). Sembra che intorno al IV sec. a.C. la collina fu frequentata solo come luogo di culto e non come nucleo abitativo.

Resti archeologici:
- Due templi arcaici (VI sec a.C.), di cui uno dedicato ad Athena (Athenaion). Si tratta di uno dei maggiori santuari extraurbani della Sibaritide. Il culto di Athena Promachos, la dea guerriera, si impianta sul sito indigeno a garanzia di un possesso della terra ottenuto con le armi. La dea si fa anche garante dei rapporti con gli indigeni. La ceramica indigena è attestata sull'acropoli di Timpone della Motta accanto alle offerte greche per tutto l'arco del VII sec. a.C.
- Resti di una casa rettangolare con fondamenta in pietra (VI sec. a.C.), denominata casa dei Pithoi, grossi vasi che venivano utilizzati per la conservazione delle derrate agricole.
- Resti di una stoà.
- Abitazioni del VI sec. a.C. rinvenute sopra tracce di capanne databili tra il IX - VIII sec. a.C.
- Focolare sacro nelle cui vicinanze sono venuti alla luce, durante gli scavi, numerosi oggetti votivi indigeni, databili all'VIII sec. a.C. (buchi di palo contemporanei al focolare appartengono ad un edificio dell'VIII sec. a.C., altri buchi di palo ad un tempio soprastante del VII sec a.C. e altri ancora a una costruzione in pietra del VI sec a.C. sopra gli altri due edifici più vecchi. Tutto questo testimonierebbe l'esistenza di un luogo di culto di età precoloniale e prettamente indigeno).

Il parco archeologico è in corso di sistemazione. Non ci sono mezzi di trasporto pubblico che arrivano al sito.

TORRE MORDILLO
EVIDENZE ARCHEOLOGICHE

Comune: Spezzano Albanese
Provincia: Cosenza

Localizzazione storico - geografica: altopiano situato in una posizione strategica dominante la piana costiera, tra i fiumi Esaro e Coscile. Presenta antiche tracce di frequentazioni riferibili al neolitico inferiore e medio, insediamenti databili dalla media età del bronzo fino all'età ellenistica (XVI- III secolo a.C.)toro.jpg (4991 byte)

Resti archeologici:
- Necropoli della prima età del ferro (i corredi rinvenuti risalenti alla prima metà dell'VIII secolo a.C. sono ora conservati nei musei di Cosenza, di Castrovillari e Pigorini di Roma).
- Strutture dell'abitato protostorico, abbandonato all'arrivo dei coloni di Sibari, e resti di abitazioni di età ellenistica. Agli inizi del III sec. a.C. si data la grande cinta muraria fortificata con blocchi irregolari.
- Asse viario con pavimentazioni del III secolo a.C., nella parte centrale del pianoro ed ipoteticamente interpretata come un'area pubblica.
- Cisterna in malta ad imbuto dove sono stati rinvenuti resti di materiali di età classica ed ellenistica.                                                                                                                                    Toro in Bronzo

- Area archeologica in allestimento. Non ci sono mezzi dì trasporto pubblici che conducono al sito.